Due giornate di trekking intenso, per salire al Bivacco Davide a 2650 metri, all’interno di una riserva naturale meravigliosa e, nell’ultima parte, un po’ selvaggia.
Abbiamo voglia di qualcosa che faccia sentire il corpo “bruciare” e di paesaggi che ci facciano sentire vivi ed emozionati. E qui abbiamo avuto entrambi 😉
A camminare con noi Francesco Paggiaro, un giovane studente universitario che ha deciso di partecipare a questo nostro trekking per effettuare riprese cinematografiche e scatti naturalistici.
Si parte di prima mattina, e si lascia la macchina nel piccolo paesino di Fucine-Les. Da lì seguiamo una strada asfaltata per circa 2 km e raggiungiamo il Centro Informazioni della Riserva. Ad accoglierci una ragazza e un ragazzino che ci forniscono informazioni generiche sul tracciato.
“Quanto ci vorrà per arrivare al Bivacco?” chiede Marco.
E il ragazzino risponde: “Mah.. con i vostri zaini, che sembrano pesanti, secondo me ci vogliono due ore”
“Due ore? Ma sei sicuro?” chiediamo tutti e tre stupiti.
“Ma si, ma si. Massimo due ore e mezza”, risponde lui allegro.
Sono solo dieci chilometri di sentiero, ma abbiamo un dislivello di circa 1.600 metri da fare!
In sole due ore?
Non capiamo se è serio o ci sta prendendo in giro.
Perplessi, salutiamo e ce ne andiamo.
I primi chilometri di sentiero sono particolarmente piacevoli. Si costeggia un bellissimo ruscello, con spazi verdi e panchine per fare picnic. Attraversiamo il piccolissimo borgo di Sant’Antonio, con case di pietra, staccionate di legno e fiori coloratissimi al davanzale.
Con Francesco si chiacchiera e scherza tranquillamente, anche se tutte le conversazioni sono caratterizzate da frasi tipo “quelli della mia età…” e “quelli della vostra età…”. E per questa cosa Marco non perde occasione per punzecchiarlo e prenderlo in giro 😀
Le chiacchiere iniziano a diminuire non appena il sentiero inizia a farsi ripido. Sale costantemente, senza un attimo di sosta. Fa molto caldo, sudiamo e soffiamo.
Di tanto ci fermiamo all’ombra per recuperare le energie.
Noi siamo fuori allenamento; è dalla traversata a piedi della Giordania che non facciamo nulla di impegnativo. Il fiato c’è ancora, ma le gambe bruciano.
Gli zaini pesano, nonostante non siano particolarmente carichi: abbiamo solo sacco a pelo e cibo per due giorni (oltre a fornelletto, filtri per acqua, kit primo soccorso, e un sacco di minutaglia – mostruoso quante cose servono per due giorni, quando si va in montagna).
La cosa divertente è vedere che anche Francesco, nonostante i suoi 21 anni, fa fatica e soffre. Non si lamenta, ma è rosso in viso e in alcuni momenti ha un’espressione distrutta (come la nostra probabilmente).
Quando raggiungiamo il Lago Picol, un bellissimo laghetto di montagna dal forte colore blu, ci sediamo a riposare e finalmente vediamo in lontananza il Bivacco Davide.
Ma forse avremmo preferito non vedere la sua posizione… 😐
[segue domani]