Deep Water Horizon – 20 aprile 2010

Sulla piattaforma Deep Water Horizon che opera al largo della Lousiana nel Golfo del Messico qualcosa non funziona e nella notte del 20 aprile 2010 salta una valvola del pozzo di perforazione. La piattaforma brucia come una torcia in mezzo al mare portando con sé 11 anime.

In tre mesi di perdite dal pozzo danneggiato vengono emessi nel Golfo tra i 3 e i 5 milioni di barili di petrolio, ovvero tra i 506 e gli 868 milioni di litri di nero greggio. Attualmente non ve n’è più traccia in superficie ma il danno rimane. Perché tolto il petrolio dissolto, tolto quello divorato dai batteri, tolto quello bonificato ne mancano all’appello 127 milioni di tonnellate che si presume siano sparse su tutto il fondale del Golfo del Messico. 

Senza contare che le sostanze chimiche utilizzate per disperdere gli idrocarburi hanno consentito di far precipitare la marea nera sul fondale ad oltre 1600 metri di profondità, dove continua ad esercitare i suoi effetti nefasti sulla catena alimentare. 

La BP pagherà 20 miliardi di dollari per i danni che ha causato ma che non potrà mai riparare.

È stato il disastro ambientale più grave della storia americana, passato ormai alla storia come “Marea nera”.

https://it.wikipedia.org/wiki/Deepwater_Horizon

 

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