Non vogliono lasciarci partire. Ci chiedono di fermarci da loro un altro giorno, così d’avere altro tempo per parlare con noi. Oggi poi è venerdì, e dopo la preghiera in Moschea ci possono preparare il “mansif”, piatto tipico della Giordania.
Che tentazione… quanto siamo tentati… ma se a metà della prima tappa già ci fermiamo, non arriveremo mai ad Aqaba.
Ce ne andiamo con la promessa di tornare.
È una promessa, e verrà mantenuta ❤
La mattina il calore è meno intenso, ma man mano che le ore avanzano iniziamo nuovamente a sudare. Ogni volta che troviamo una zona d’ombra ci fermiamo e cerchiamo di abbassare la temperatura corporea.
Il problema è che molti chilometri sono nelle valli, spesso si cammina nei “wadi”, nei letti dei fiumi che sono secchi quasi tutto l’anno.
Rocce, rocce, rocce ovunque.
È un procedere lento e difficile.
Nella mappa è indicata una sorgente d’acqua, con una nota a lato “Potrebbe essere necessario scavare”.
Abbiamo quasi finito l’acqua e contiamo i metri che mancano alla sorgente, anche solo per buttarci un po’ di acqua su braccia e viso.
Siamo nel punto dove dovrebbe esserci la sorgente e… non c’è nulla. E dove scaviamo? Non un filo d’erba, non una macchia tra le rocce. Non c’è nessun segno d’acqua 😭 Tristi e delusi proseguiamo sotto il sole cocente.
È troppo caldo.
Come un miraggio in lontananza vediamo alcuni alberi di oleandro, che creano una piccola zona d’ombra. E lì ci fermiamo in attesa che le ore più calde della giornata finiscano.
La sera non sappiamo dove mettere la tenda. Siamo in una zona con alcune case sparse qua e là. Siamo incerti nel proseguire, al tempo stesso non sappiamo se qui possiamo campeggiare.
Vediamo un ragazzo fuori dalla casa e gli chiediamo se è un problema mettere la tenda qui. Lui corre in casa, chiama il padre, e ci dice di entrare in casa per bere un té.
Nessuna parla inglese, neppure una parola.
È incredibile come con i gesti, uguali in tutto il mondo, si riesca a comunicare. E per fortuna esiste anche Google con le sue traduzioni 😂
È una serata “strana”.
In mezz’ora arrivano dieci amici, tra cui un signore palestinese con quattro mogli e …circa trenta figli. Più o meno 😂
Il cellulare passa di mano in mano, per scrivere e tradurre.
Ad un certo punto della serata io mi sposto nella stanza con le figlie, ma nessuna sa leggere o scrivere neppure l’arabo, e non riusciamo a capirci. Decido di andare a dormire. Questa volta nella stanza delle ragazze.
Il riposo dura poco. Dopo un’oretta arriva un’altra sorella, elegantissima. Quando si toglie il velo dalla testa vedo che ha orecchini d’oro e capelli tinti di biondo. Ha portato patatine e cioccolato per tutti.
È una luuuunga serata… con poche ore di sonno… che il giorno dopo si farà sentire.