La prossima sezione del Jordan Trail presenta una nuova difficoltà. Non c’è acqua e non si attraversano villaggi o abitazioni per ben cinque giorni.
Bisogna quindi affidarsi ad una guida locale per nascondere lungo il percorso alcune casse d’acqua, da recuperare poi durante il cammino.
Chiamiamo Habu, uno dei contatti presenti nella lista del Jordan Trail e organizziamo un incontro.
Stabiliamo quattro punti, che raggiungeremo ogni sera di cammino, dove lasciare l’acqua.
Solitamente Habu si occupa personalmente di tutto e poi invia la posizione GPS di dove ha nascosto l’acqua.
Nel nostro caso, avendo tempo, decidiamo di accompagnarlo in questo viaggio. Inoltre abbiamo letto diari di persone che non sono riuscite a trovare l’acqua nascosta 😕Non perché non ci fosse, ma perché la posizione GPS spesso ha uno scarto di quattro/cinque metri, e giocare a nascondino, cercando qualcosa che è stato nascosto da qualcun altro, non è sempre facile.
Per evitare sorprese e problemi preferiamo andare con Habu e vedere dove nasconde l’acqua 😉
La mattina si parte presto. Ci aspettano 200 chilometri, di cui buona parte nel deserto e su piste 4×4.
I punti in cui verrà lasciata l’acqua sono i punti in cui campeggeremo la sera e che sono raggiungibili in qualche modo con un 4×4.
Questo ovviamente implica che dovremo “per forza” raggiungere questi punti ogni sera.
Insieme all’acqua lasceremo anche un sacchetto di cibo per ogni tappa, per evitare di portarci tutto in spalla.
È un’esperienza divertente 😊
Bei paesaggi, diversi da quelli che attraverseremo camminando. Ma soprattutto relax assoluto, seduti in macchina tranquilli e comodi, senza fatica 😂
È così strano, dopo tanti giorni di cammino.
Vedere i paesaggi che scorrono veloci fuori dal finestrino dell’auto. Habu ci indica le montagne e i wadi che attraverseremo a piedi e vengono un po’ di brividi.
Ci dice che saremo quasi sempre senza segnale telefonico e ci spiega i pochi punti dove, se siamo fortunati, potremmo avere ricezione. E si raccomanda di chiamarlo subito nel caso ci fossero problemi.
Man mano che nascondiamo acqua e cibo capiamo perché alcune persone non sono riuscite a trovarle.
Habu le nasconde così bene che diventano invisibili. Zone rocciose, franate. E con calma, pietra dopo pietra, Habu crea una zona protetta in mezzo alla frana, mette cibo e acqua e poi richiude il “buco” con altre pietre.
Insomma, se non sapessimo che lì c’è qualcosa di nascosto, non sarebbe facile trovarlo 😂
Nell’ultimo punto in cui nascondiamo l’acqua si raccomanda con noi di non attraversare quell’ultimo wadi davanti a noi nel caso di cielo nuvoloso.
“Attraversatelo solo se il cielo è blu. Non rischiate. È uno dei più pericolosi, che convoglia l’acqua di più wadi, e le sue alte pareti lisce non lasciano scampo in caso di flash flood”.
Si guarda intorno e ci indica delle nuvole grigie in lontananza. “Vedete quelle nuvole lontane? Se piove la’, l’acqua confluisce tutta qui. Fate attenzione. Un attimo è asciutto e in pochi minuti il canyon si riempie”.
Uscire dal deserto in auto non è facile. Non ci sono strade e seguire le tracce di altri 4×4 non sempre porta alla destinazione desiderata. Un paio di volte dobbiamo tornare indietro e trovare una via migliore… ma onestamente è divertente 😊
Torniamo a Petra con il tramonto. È stata una lunga giornata 😊
Ma ora siamo pronti per la settima sezione del Jordan Trail. Ormai manca poco al Mar Rosso, dove il Jordan Trail finisce 😊