Il vento non ci abbandona. Sembra essere nostro fedele compagno di cammino.
In tarda mattinata attraversiamo un campo beduino.
Una bimba inizia a chiamarci e salutarci.
“Hello… Hello… Venite a bere il té!!”
Arrivano anche la madre e le sorelle e ci fanno entrare in un immenso tendone, il cui interno è tutto coperto da tappeti. Ci portano té, pane e burro di pecora.
La bimba continua ad abbracciarmi e a dirci “Sedetevi! Rilassatevi! Mangiate!!”
Quando è ora di andarcene, la bimba continua ad abbracciarmi e a farci promettere che torneremo 😊
Qualche chilometro dopo raggiungiamo le sorgenti di Mose, punto biblico, dove sembra che Mose, assetato, picchiò il suo bastone sulla roccia e da lì sgorgò acqua.
E tutt’ora l’acqua sgorga in abbondanza…
Peccato per il degrado e la sporcizia che circondano la sorgente. E infatti i pulmini di turisti qui non vengono…
Sono tutti ammassati pochi chilometri oltre, in cima all’ennesima salita, sul Monte Nebo, dove Mose ebbe per la prima volta la vista della Terra Promessa.
Salita stancante, senza nessun sentiero sotto i piedi e dopo alcuni passaggi su filo spinato tagliato o abbassato, eccoci al Monte Nebo.
Tutto curato e ordinato, con centinaia di turisti puliti ed eleganti a scattare foto. Donne truccate, con gonnelline, scarpette con tacco e borsettine eleganti.
Noi con scarponi militari, pantaloni pieni di polvere, zaini pesanti in spalla, viso sudato e accaldato, labbra screpolate dal vento… sicuramente puzziamo anche un po’…
Definitivamente siamo un po’ fuori luogo 😕
È da cartolina la faccia di un turista che sta scattando la foto al paesaggio, quando da sotto la collina appariamo noi, dal nulla, per salire l’ultimo masso che ci separa dal guardrail che separa la strada dalla collina 😂
Ma ancora più bello è il commento di Marco che guardando il turista pulito e spaventato, esclama “Facile con il pullman, eh??”
E la risposta del turista: ” Yes, sir”.
😂
Bella struttura, con una chiesa piena di mosaici e bellissima vista sulle colline desertiche.
In lontananza si vede il Mar Morto e la “Terra Promessa” di Mosè.
Vorremmo restare più a lungo, ma la tappa è ancora lunga.
Dal Monte Nebo iniziamo la discesa a valle, sempre seguendo un “trail” inesistente.
È una discesa massacrante. Non sappiamo dove mettere i piedi per non cadere. Cerchiamo di seguire il più possibile la traccia del GPS, ma è impossibile.
Ad un certo punto ci troviamo davanti ad una cascata secca e il GPS dice “Scendi qui!”
Ma siamo scemi? Dritti qui?
Cerchiamo un punto più adatto dove scendere nella vallata, ma ogni passo è un rischio.
Il terreno è fatto da rocce sciolte, e la pendenza è alta.
Ci sono alcuni punti in cui mi tremano le gambe.
Sono pochi chilometri, ma sembrano non finire mai.
Finalmente riusciamo a raggiungere la strada.
E da qui l’ennesima salita, quanto meno con un sentiero da seguire.
In cima alla salita siamo provati. Ma soprattutto abbiamo quasi finito l’acqua.
Vediamo alcune casette, ma sono tutte chiuse o abbandonate. Quando ormai stiamo per abbandonare la strada e rimetterci su un sentiero/non-sentiero, vediamo un ragazzo in un giardino.
“Hello.. hello… acqua?”
Il ragazzo ci porta due bicchieroni di acqua fresca e subito stiamo meglio 😊
Arrivano il padre e la madre, con altra acqua.
Dobbiamo avere una faccia distrutta e sposata, perché il padre ci dice “Mettete giù gli zaini, stanotte dormite qui!”
E chi se la sente di dirgli di no?
Questa è la loro casetta in montagna. Vivono in un paesino poco distante. Ci dicono di riposare qualche ora, loro vanno a casa e torneranno tra poco.
Quando tornano portano cibo e bevande.
E poi una sorpresa: ci hanno portato due “tesbih”, l’equivalente dei nostri rosari, e una keffiyeh per Marco, insieme ad una tunica, che per motivi di peso e spazio nello zaino non possiamo portare con noi.
Promettiamo di passare a trovarli al termine del Jordan Trail, prima di tornare in Italia, per salutarli e recuperare il regalo.
Un sacco di foto e abbracci, e crolliamo addormentati.