Poche ore dopo aver montato la tenda in una bellissima posizione, con vista vulcano, si alza un vento fortissimo.
I ranger ci avevano avvisato che spesso questa zona è colpita fa forti raffiche di vento che arrivano dall’Argentina… e infatti… 😱
La tenda inizia a tremare e sbattere.
Ad ogni colpo di vento le pareti della tenda si gonfiano.
Marco è preoccupato.
Si alza e aggiunge dei tiranti alla tenda, per una maggiore stabilità. C’è una bellissima luna piena ad illuminare il paesaggio. Non serve neppure la torcia.
Purtroppo il vento aumenta di intensità e potenza.
E la tenda trema 😱Abbiamo paura di volare via insieme alla tenda 😂
Di tanto in tanto il vento sembra calmarsi, per poi riprendere la sua corsa con sempre più forza.
Ci manca solo che la tenda si rompa 😱
Ultraleggera… materiale tecnico leggero e resistente… ma quanto resistente? Non lo sappiamo.
Un po’ per il rumore del vento e della tenda che sbatte, un po’ per la paura che la tenda si rompa, non riusciamo a dormire.
Appena ci appisoliamo, un nuovo colpo di vento arriva a sconvolgere la tenda, e ci svegliamo.
Risultato: passiamo la notte svegli 😱
La cosa positiva è che la tenda ha resistito al vento senza rompersi 😂
La mattina siamo ricompensati da un’alba incredibile.
Il vulcano si illumina di rosa e tutta la valle assume colori magnifici.
Ci rendiamo conto di essere sopra le nuvole. Infatti sotto di noi la valle è coperta da un lago di nuvoloni bianchi, mentre qui in alto splende il sole. È un paesaggio magnifico.
Anche oggi ci aspettano numerosi chilometri su campi lavici e rocce, sempre allo scoperto.
La zona che stiamo attraversando viene chiamata “Valle del Fuego” (trad: Valle del Fuoco) e capisco il perché 😂
Campi di lava, polvere, sabbia, scarsa vegetazione, niente ombra.
Ma la cosa più assurda è la neve!!! Sparsi qua e là, con questo caldo e clima arida, ci sono chiazze di neve completamente gelata. È un contrasto così strano.
Fortunatamente oggi attraversiamo vari ruscelli di acqua gelida. È un piacere fermarsi a fare una pausa e rinfrescarci. Immergiamo i piedi per pochi secondi e poi… fuori!!! È gelida!!! Ghiacciata !!! 😂
Continuerei a fare foto alle colate di lava.
Con queste forme ad onde sembra di vedere la lava che avanza, lenta e densa.
Il sentiero è relativamente pianeggiante, ma camminare è difficile. Il terreno varia da sabbioso (dove i piedi affondano) a roccioso (dove devi fare attenzione a non slogarti una caviglia o inciampare). Quindi si avanza lentamente e la traversata sembra con finire più.
Finalmente nel pomeriggio raggiungiamo un piccolo bosco di araucania, dove riposiamo un po’ all’ombra e al fresco 😊
Anche qui… niente piñones😤
Pochi chilometri dopo inizia la discesa.
Una di quelle discese durante le quali rimpiangi la salita.
Ripida e scivolosa. Ogni passo ho paura di cadere.
E infatti… appoggio il piede su un ramo di bambù secco, perfettamente liscio e tondo… e mi ritrovo a terra.
Livido sulla coscia assicurato. Che male!!!
Ho la sensazione di essere più lenta in discesa che in salita. Finalmente eccoci a fondo valle.
Un fiume, un ponte che sembra nuovissimo, un bellissimo bosco e spazio pianeggiante e pulito per mettere la tenda.
Per oggi è fatta. Ci fermiamo qui 😊
Poco più avanti c’è già una tenda montata.
Andiamo a salutare e scopriamo che è un signore sulla settantina della Catalonia.
Marco fa l’errore di chiedergli: “Catalonia, in Spagna?”
E lui, categorico: “No!!! Catalonia!! Niente Spagna!!”
Scambiamo qualche chiacchiera e ci racconta che sta facendo un documentario su questa traversata.
Con orgoglio ci dice anche che è il padre di Kilian Jornet, un famoso scialpinista e fondista di corsa in montagna, specializzato nell’ultratrail.
Ne parla con un tale orgoglio, che ci sentiamo un po’ in colpa a dirgli che il nome non ci dice nulla.
Ci segniamo il nome con la promessa di scoprire chi sia appena troviamo una connessione internet 😊
C’è ancora luce, ma tra la stanchezza della giornata e le poche ore di sonno di ieri notte, poco dopo cena crollo addormentata.
Niente tramonto. Sono troppo stanca 😌