Il Siete Tazas è famoso per le sue bellissime cascate, che saltano da una “tazza” all’altra per ben sette volte.
Sette lagune di acqua brillante.
Quando arriviamo davanti all’entrata una grossa delusione mi assale 😢
Il biglietto d’ingresso è carissimo e, come sempre, il biglietto per gli stranieri costa il doppio dei biglietti per i cileni. È una costa estremamente fastidiosa 😐
In Italia l’entrata ai musei o ai parchi non ha prezzi differenti per gli italiani o per gli stranieri.
Si tratta di un “giretto” di mezz’ora, per fare due foto e nulla di più. Buttar via quindici euro mi altera 😐
Decido di non entrare! E chi se ne frega del Siete Tazas. Abbiamo visto tante di quelle meraviglie che poche persone vedono. Non mi servono le foto di un posto dove passano milioni di persone ogni anno.
Uffi 😤
Marco, in questo caso più calmo di me, decide di provare a chiedere comunque uno sconto. È già successo che, grazie alle chiacchiere di Marco, ci abbiano fatto pagare il biglietto cileno anziché quello da stranieri 😛
Il ragazzo alla cassa ci guarda e ci chiede da dove arriviamo. Marco gli racconta dei nostri cammini e del Sendero del Condor.
“Avete con voi qualche biglietto di entrata ad altri parchi?” ci chiede.
“Certo! Quello di una settimana fa” dice Marco.
“Entrate entrate! Va bene questo 😉” ci dice.
E così… sono senza parole… entriamo al Siete Tazas senza pagare 😐
È una passeggiata rapida 😃
Una breve passerella porta ad un punto panoramico dove vedere le cascate. Sono definitivamente belle e particolari.
L’acqua salta da una vasca all’altra, per ben sette volte, per arrivare all’ultimo salto verso un fiume.
Dopo il terremoto del 2010, sembra a causa di una spaccatura nelle rocce, le cascate e le tazze si erano completamente svuotate. Asciutte.
Poi, con il tempo, l’acqua è tornata a scorrere, ed ora le tazze sono colme di acqua di un intenso colore brillante.
Che dire? Belle 😃
Usciti dal parco, ritorniamo al problema di poche ore fa: come arriviamo in paese? Sono cinquanta chilometri.
Decidiamo di sederci e aspettare.
Prima o poi qualcuno verrà a visitare le cascate, no? 😉
Ed è così che conosciamo la piccola Sofia e la sua famiglia. All’uscita del parco, chiediamo se hanno posto per noi fino in città.
Loro non vanno fino alla città. Hanno affittato una cabaña per la notte, a metà strada da qui al paese.
Saliamo comunque, in modo da portarci avanti sulla strada.
Quando arriviamo al bivio, il padre di Sofia ci chiede: “Volete venire a mangiare qualcosa con noi? Poi vi riporto qui al bivio”.
Come rifiutare? Fretta non ne abbiamo, e dopo una settimana di cous-cous, riso e purè liofilizzato, abbiamo già l’acquolina in bocca 😂
Quando arriviamo nella loro casetta mi accorgo che Sofia ha un problema ad una gamba.
È una bimba di sette anni, allegra e piena di entusiasmo. Non sta zitta un attimo. Peggio di Marco 😂
Mi racconta che tra qualche mese verrà operata per una protesi. Dovendo passare molto tempo in ospedale, anziché andare a scuola, sta seguendo il programma scolastico attraverso un collegio online, cosa che sembra essere molto comune qui in Cile.
Sofia inizia a farci un sacco di domande sul nostro cammino e avventura.
Finché, ad un certo punto, chiede a Marco: “Qual è la cosa che più ti è piaciuta del tuo viaggio in Cile?”
E Marco: “I cileni”
Sofia rimane a bocca aperta. Non sa cosa rispondere.
Poi lo guarda e, con sguardo serio, risponde: ” Bueno 😐”
E resta zitta perché non sa più cos’altro chiedere 😂
Dopo un piacevole pasto in compagnia e aver scoperto le “nocciole cilene” (stesso nome ma completamente diverse dalle nostre nocciole), i genitori di Sofia ci accompagnano fino a paese e qui ci salutiamo.
In bocca al lupo, piccola Sofia 😘