Nonostante le pessime previsioni meteo, partiamo!
Ormai siamo rassegnati a prendere almeno un paio di ore di acqua al giorno, e poi asciugarsi non appena esce il sole.
Quando ci dicevano che in Patagonia si vivono tutte le quattro stagioni in un giorno, non scherzavano 😊
Il primo pezzo di Cammino è monotono, seguendo una strada non asfalata. Ma dopo un po’ di chilometri il paesaggio inizia ad essere abbellito da lagune.
Non per nulla questo percorso viene chiamato “Sentiero delle 6 lagune”.
Dopo un paio di ore di cammino, inizia a piovere.
Ma che strano, vero? 😱
Per fortuna, dopo poco, troviamo una tettoia dove ripararci e iniziamo a sgranocchiare banane secche 😝
Ecco che passa un’auto. Si ferma, ci chiede se serve aiuto.
Noi chiediamo info sulla nostra destinazione e se nel prossimo villaggio troveremo un posto dove ripararci e bere un caffè.
“Mmm… secondo me no! Lì non c’è nulla!” ci dice.
“Sono solo un po’ di case e nulla di più”.
Oh cavoli 😐
Una delle cose più difficili di questo cammino sono le “incognite”. Abbiamo una traccia GPS da seguire, ma nessuna informazione in più! Parlando con le persone del posto cerchiamo di recuperare informazioni, ma non sempre è facile. Ogni giorno è un mistero quello che troveremo.
Non abbiamo idea del terreno o del percorso verso cui stiamo andando. È un’incognita quotidiana.
E questo, credetemi, è difficile psicologicamente.
Comunque… Sebastian ci guarda, ci chiede di dove siamo, e con un caloroso sorriso, ci dice: “Sapete cosa vi dico? Io abito in quella casa che vedete lì davanti! E vi invito a pranzo! Che ne dite? 😊”
E che possiamo dire?
“Grazieeeee ❤”
Scopriamo che Sebastian è un insegnante di sociologia, trasferitosi qui da pochi mesi.
Ha studiato per qualche anno in Olanda.
E… in casa ha una moka italiana per fare il caffe 😍
Si pranza e si chiacchiera. È una persona molto cordiale e simpatica.
A fine pranzo si offre di accompagnarci un poco più avanti nella strada, dove inizia il sentiero.
E ci si saluta con la promessa di rivederci quando tra una decina di giorni ripasseremo da Coyhaique.
Il sentiero prosegue permettendo bellissime viste sul lago LaPaloma.
Onestamente siamo un po’ preoccupati su dove mettere la tenda. Siamo su un sentiero, ma entrambi i lati del sentiero sono recitati. Speriamo di incontrare spazi aperti più avanti.
E invece… altro che spazi aperti 😱
Il sentiero è sbarrato da un cancello di legno chiuso con due catene e un lucchetto enorme.
E adesso?
Non è la prima volta che il sentiero è chiuso da un cancello, basta aprirlo, passare e richiederlo. Ma questa è la prima volta che troviamo chiuso con un lucchetto.
Il messaggio è chiaro: questa è proprietà privata e da qui non si passa.
Non sappiamo cosa fare.
L’idea di scavalcare ed entrare senza permesso è proprio brutta. Ma non possiamo neanche tornate indietro.
Non un’altra volta, acciderbolina 😢
Un po’ più indietro nel sentiero c’era una casetta.
Decidiamo di andare a chiedere informazioni e il permesso per passare.
“Hola! holaaaaa!! Holaaaaaaa!!!!” ma nessuno risponde.
E adesso? Cosa facciamo?
Non ci sono altri sentieri. E lucchetto e catena sono lucidi e nuovi.
Via, tagliamo la testa al toro!
Indietro non si torna questa volta!!! Andiamo!
Se non incontriamo nessuno bene… e se incontriamo qualcuno spieghiamo la situazione, chiediamo scusa per aver scavalcato il cancello e chiediamo il permesso per proseguire!
E comunque, tecnicamente noi il cancello non lo “scavalchiamo”. È troppo alto. È più facile strisciare sotto 😂
E così, siamo dall’altra parte del cancello. Anche se, a nessuno dei due piace ciò che stiamo facendo 😞
Sicuramente, alla prima connessione, dobbiamo avvisare Jan Dudeck del fatto che la sua traccia passa su un terreno privato, ora chiuso.
E cosa succede pochi minuti dopo aver “scavalcato” il cancello? Vediamo una coppia che dal lago cammina verso di noi.
Salutiamo, spieghiamo chi siamo, cosa stiamo facendo, e del sentiero che stiamo percorrendo, che passa proprio da qui 😱
Al momento la coppia si rivela parecchio infastidita.
“Questa è proprietà privata, ma l’ufficio turistico e le guide continuano a promuovere questo terreno come sentiero. Non va bene!!! Da qui passava un sentiero anni fa, ora non più”.
E hanno perfettamente ragione 😢
Ma subito si ammorbidiscono e ci offrono dettagli su cosa troveremo più avanti nel sentiero.
Ci dicono che il primo posto pianeggiante dove mettere la tenda è a circa sei chilometri, ma è tutta salita.
Poi ci mettono in guardia sui successivi dieci chilometri, dove una volta c’era un sentiero che ora non è più visibile. Ma con una traccia GPS dovremmo farcela, ci dicono 😊
Stiamo ormai per salutarci, quando la signora, Siria, ci chiede: “Ma non siete stanchi? Perché, se volete, potete mettere la tenda vicino a casa nostra, qui a cento metri, vicino al lago, e domani affrontate la salita belli freschi. Noi tra qualche ora torniamo a Coyhaique, ma voi potete restare”.
Considerata l’ora, accettiamo volentieri l’invito 😊
Siria e Pedro sono gentilissimi. Beviamo un caffè con una deliziosa marmellata di ribes fatta in casa 😝 Buonissima!!
Si chiacchiera un po’. E qui bisogna ribadire che lo spagnolo fluido di Marco e il suo costante chiacchierare aiutano davvero tanto.
Permettono di instaurare facilmente rapporti e amicizie, e creare legami.
Quando Siria e Pedro stanno per chiudere casa e andarsene, ci guardano e ci chiedono: “Ma perché anziché mettere la tenda non dormite direttamente in casa? Vi lasciamo le chiavi e domsni, quando partite, ce le lasciate sotto lo zerbino”.
Io sono in un certo modo sopraffatta dalla gentilezza e buon cuore delle persone che incontriamo.
Non sanno chi siamo. Siamo due stranieri che camminano. Ci hanno conosciuto da meno di un’ora… e ci danno le chiavi di casa loro.
È una cosa così strana per me.
Mi sembra quasi di approfittare della gentilezza di queste persone.
Eppure… non abbiamo chiesto nulla. Sono offerte che ci fanno di cuore, senza forzatura o obblighi.
E questa cosa ti fa sentire… non so neanche come descriverle queste sensazioni 😊
Benvenuto? Benaccolto?
È una sensazione che scalda il cuore.
Grazie ❤