Cammino Mozarabe: Dona Mencia – Castro del Rio

Giorno 8- Cammino Mozarabe: Dona Mencia – Castro del Rio
Km tappa 29 – km totali 177 – Passi 251.789

Appena mi alzo capisco che sarà un’altra giornataccia.
Non ho ancora messo le scarpe e già sento dolore ad appoggiare il piede destro.

Non capisco quale sia il problema.
Non ho veschiche, ma per sicurezza ho messo un compeed tra le dita, per ridurre lo sfregamento, eppure sento un dolore lancinante al dito vicino al mignolo.
Neanche so come si chiama quel ditino che mi sta creando tanti problemi 😭

Resisto fino a Baena e poi non ce la faccio più. Prendo un altro antidolorifico. Il piede mi fa troppo male 😰

Oggi però l’effetto è meno potente di ieri. Toglie il grosso del dolore al piede, permettendomi di camminare normalmente, ma rimane comunque un grosso fastidio al dito.

Abbiamo tanto asfalto, e le colline di ulivi che tanto ci hanno affascinato nei giorni scorsi, stanno diventando un po’ monotone.

Baena, il paese attraversato poco fa, è il punto in cui i vari Cammini Mozarabe si uniscono. Chi arriva da Almeria, chi da Granada, chi da Malaga, chi da Jaen… tutti si uniscono a Baena.

Ci aspettiamo quindi di incontrare altri pellegrini questa sera.
E infatti un altro “pellegrino” (se così vogliamo chiamarlo😒) è in attesa davanti alla porta dell’ostello di Castro del Rio.

È una storia un po’ lunga…
Appena lo vediamo lì, seduto sugli scalini in attesa della chiave dell’ostello, sporco e puzzolente, con uno sguardo arrogante e strafottente, Marco lo riconosce subito:
“Non ci posso credere! Cazzo! È lui!”
Ad un secondo sguardo lo riconosco pure io. Invecchiato, tre anni dopo, ma è lo stesso tipo che incontrammo tre anni fa durante il cammino da Bergamo a Santiago.
Lo stesso tipo che “vive” sul Cammino, senza soldi (questo ciò che racconta). E fin qui ok… meno ok la parte sui furti che abbiamo avuto modo di verificare in alcune tappe dove dormimmo con lui.
Usava una tecnica molto furba: aspettava che il proprietario di scarpe o giacca andasse in bagno, poi chiedeva se quelle scarpe (giacca o altro) fossero di qualcuno…
Tutti rispondevano di no (ovvio! Il proprietario era in bagno!) e allora lui le prendeva e se ne andava 😣
Beh… aveva chiesto, no? E non erano di nessuno, giusto?

Oppure, arrivati in ostello usava sempre la tecnica del “non ho soldi, non so dove dormire”, ed ovviamente per accoglienza cristiana tutti lo facevano dormire gratis.
Una sera la ragazza che gestiva l’ostello si rifiutò di farlo dormire gratis, spiegandogli che l’ostello non era il suo, lei era solo una dipendente, quindi non poteva dargli un letto gratis.
E lui cosa rispose?
“Io di qui non me ne vado. Io dormo qui. Se vuoi che me ne vada, chiama pure la polizia!”

Questi alcuni esempi rapidi 😣
Immaginate il nostro disappunto nel rivederlo qui, dopo tre anni.
Ma io dico… quante sono le probabilità di ribeccare questo tipo? Praticamente pari a zero. Eppure. Eccolo qui 😣

Non appena riceviamo le chiavi dell’ostello ed entriamo, l’arrogante “pellegrino” inizia a dirci, con quel tono arrogante e odioso che lo contraddistingue, che dobbiamo lasciare gli scarponi all’entrata.
Marco si gira, lo fissa, e con tono basso ma potente gli risponde: “Ci siamo già incontrati tre anni fa… non mi piacevi allora… e non mi piaci ora…”
E lui risponde: “Sì, sul cammino francese”.
Quindi anche lui ci ha riconosciuti 😒

Per fortuna in ostello ci sono due camere separate.
Noi e David ci mettiamo in una camera, e il tipo della Papua Nuova Guinea (che ha dovuto scappare dalla sua terra natale dopo aver ucciso l’amante della moglie – questa la storia che andava narrando tre anni fa) se ne va nell’altra stanza.

Anche questi sono incontri del Cammino 😔
Per fortuna, sembra che lui stia andando nella direzione opposta alla nostra, quindi difficilmente ci incontreremo ancora.

E per cena… portiamo David a mangiare kebab 😂
Non proprio un piatto tipico andaluso, ma abbondante ed economico 😂E poi crolliamo addormentati.

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