Dobbiamo percorrere a rovescio i 1000 e più chilometri fatti due settimane fa, per tornare a nord e riprendere il nostro cammino verso Santiago.
Valutiamo di andare con un ferry, ma i prezzi sono altissimi. Idem con i bus.
E poi, diciamoci la verità, ci divertiamo a viaggiare “a dedo” 😊
Ti lascia maggior libertà e ti permette di conoscere persone, a volte interessanti, a volte strane. Ma comunque meglio che passare 28 ore seduti in un bus, senza muoverti.
Certo, a volte ci vuole un po’ di pazienza. Ma noi non abbiamo fretta 😉
Già preparati a dover aspettare ore per un passaggio e impiegare giorni per i mille e più chilometri, questa volta le cose vanno invece velocissime e sfacciatamente bene.
Appena usciamo dal paese e iniziamo a fare autostop, le auto sono ferme in coda per lavori stradali. Le prime due auto ci darebbero un passaggio, ma non vanno nella nostra direzione. La terza invece, che fortuna, è l’auto di un ingegnere che lavora alla costruzione della nuova dogana. E ci porta fino al confine con l’Argentina.
Il gendarme argentino quando vede il passaporto Italiano inizia a parlarci di Maradona, “el pibe de oro”.
Rivangando ricordi di epoche così lontane 😊 E chi si ricordava più che Maradona era argentino?
Rieccoci in Argentina, seduti a bordo strada di un paesino con strada di “ripio”, una stazione di benzina, venti case, cavi della corrente che volteggiano sopra la testa, cartelli stradali traballanti, tanto vento che solleva la polvere e un po’ di cani che vagano sonnolenti per la strada.
Non passa nessuna auto. Non si vedono persone.
È difficile spiegare le sensazioni di questo paesaggio, dell’essere qui soli a chiedere un paesaggio in questo paesino “dimenticato”.
Sembra di essere nel passato. In un vecchio film in bianco e nero, dove le componenti principali sono il vento e la polvere.
È così strano. Ma devo dire che ha un suo fascino 😊
Con il vento che quasi ci impedisce di stare fermi, attendiamo pazientemente di vedere un’auto arrivare dalla frontiera.
Dopo un paio di auto già strapiene, senza posto, ecco arrivare un camion: ” Daiiii… fermati… Portaci avanti almeno i 100 km che ci separano dalla strada asfaltata, sulla Ruta 40…. Fermati…. fermati…”
Faccio dita e gli facciamo segno che ci va bene se ci porta avanti anche solo un pezzetto.
Un pezzetto alla volta si fa tanta strada.
E il camion si ferma 😊
Anziché 100 km, restiamo in compagnia di Victor per ben sei ore e percorriamo insieme circa 400 km.
Victor percorre questa strada tutte le settimane da 15 anni. Da Osorno a Coyaique, andata con il camion pieno di carburante e ritorno con camion vuoto.
La strada non asfaltata è messa veramente male. Per percorrere 100 km ci vogliono quasi quattro ore. Terribile.
Per fortuna, raggiunta la Ruta 40, si viaggia più veloci.
Il paesaggio è estremamente monotono: una strada perfettamente diritta, con steppa tutto intorno. Niente alberi, niente fiumi. Solo steppa. E una strada infinita la cui fine si perde all’orizzonte.
Victor e Marco chiacchierano e chiacchierano e chiacchierano… e chiacchierano 😂
Sono ormai le sette di sera quando raggiungiamo il paesino di Gobernador Costa.
Victor deve fermarsi qui a dormire e riparte domani, ma da qui non può portarci oltre. Anzi, deve lasciarci a quattro chilometri dal paese perché qui c’è sempre un posto di blocco della gendarmeria argentina e lui, con un camion cileno che trasporta sostanze pericolose, non potrebbe dare passaggi a nessuno. Se lo fermano per un controllo potrebbero fargli problemi. E da qui, spesso ci sono controlli.
Ci salutiamo e ci scambiamo i contatti. E, se sabato raggiungiamo Osorno, siamo invitati a casa sua per conoscere la moglie e per una grigliata con birra 😊
Capite? Questi incontri non avvengono viaggiando in autobus 😊
E per chi sta pensando che viaggiare in autobus è più sicuro… non so.
Un mese fa un autobus argentino si è ribaltato; l’autista guidava ubriaco. E proprio ieri un autobus cileno, a Valparaiso, ha preso male una curva, invaso la corsia opposta travolgendo due auto e ribaltandosi. Non so se ci siamo stati morti o meno. Ma delle scene viste in tv dell’incidente, proprio bello non deve essere stato 😐.
Siamo nuovamente a bordo strada.
Iniziamo a camminare per percorrere i quattro km che ci separano dal paese e trovare un posto dove dormire.
Mentre camminiamo, quando sentiamo un auto arrivare, tiriamo fuori il dito per chiedere un passaggio.
Dopo cinque minuti, ecco che si ferma un minivan bianco, vecchio e mezzo rotto.
Il proprietario, un signore magrissimo, che parla lentissimo strascicando le parole ci chiede dove dobbiamo andare.
Lui va addirittura al paese dopo, ben 120 km oltre. Perfetto 😉
Quando la moglie scende e ci apre il retro del minivan per farci dalire, resto a bocca aperta. Sei o più paia di occhi granati mi fissano.
Il primissimo pensiero che mi passa per la testa è “traffico di minori” 😱.
Ma questo ve lo racconto domani 😂