Siamo convinti che queste serate stiano stimolando moltissime persone a valutare il loro primo cammino, a desiderare di mettere uno zaino in spalla e partire verso nuove avventure
Per noi è emozionante incontrare altri grandi camminatori, persone abituate a percorrere migliaia di chilometri, che affrontano tutto con serenità e senza paure. Persone con cui condividiamo una grande passione e con cui possiamo parlare liberamente, capendoci.
Ed ora che anche questa serata è giunta al termine, possiamo dedicarci alla chiusura dello zaino e, carichi di entusiasmo, prepararci per una nuova avventura… in cammino
Ma di questo ve ne parlerò domani
]]>Vi do qualche indizio…
1) chi ci segue da qualche anno, avrà letto di lui in alcuni miei racconti
2) ideatore e creatore di un’incredibile, spettacolare e folle traversata, lunga migliaia di chilometri
3) è un grande esploratore… che ogni anno, con machete e packraft, va alla scoperta di nuovi sentieri
4) noi abbiamo percorso una parte della sua grande traversata
5) molto conosciuto nell’ambiente dei thru-hikers, perché la sua creazione è una sfida per tanti
Eh su… avete capito di chi sto parlando?
Jan Dudeck e sua moglie Meylin, creatori della Greater Patagonian Trail, a mio avviso uno dei percorsi più selvaggi, avventurosi e affascinanti che possiate trovare Di sicuro ricorderete tutte le foto mozzafiato che ho pubblicato qualche anno fa della GPT.
Ebbene, abbiamo appena concluso due giornate in compagnia di questi cari amici, che ci hanno raccontato le avventure della loro ultima spedizione in Patagonia, da cui sono appena tornati e dove hanno tracciato nuove vie e scattato foto che lasciano a bocca aperta, tra foreste, ghiacciai e fiordi
Ci voleva… chiacchiare con qualcuno che ci capisce e con cui condividiamo tante delle nostre passioni.
E poi, ovviamente, Marco e Jan hanno trascorso ore a parlare di tende, zaini, fornelletti…
Jan.. Meylin… a presto… magari in Patagonia, sulla GPT
]]>E… non ci crederete… ma i vostri auguri e auspici di un arrivo con il sole hanno funzionato
Dopo un’intera settimana di piogge, oggi finalmente il cielo è pulito e il sole ha illuminato il nostro cammino.
Ma cominciamo dall’inizio.
È una tappa di 26 km, ma un grosso dilemma ci assale. Più di 10 km sono negli uliveti e temiamo che siano impercorribili a causa del fango.
L’alternativa è quella dello svedese Bo, ovvero camminare a bordo superstrada. Opzione che io boccio a priori: a parte il pericolo, camminare ore e ore a testa bassa con le auto che mi sfrecciano accanto… anche no
Del resto, se arriviamo negli uliveti (dopo 6 km di cammino) e scopriamo che c’è fango e non si passa? Che facciamo?
Per 5 secondi (forse anche meno) valutiamo di prendere un bus e considerare finito il cammino. Ma nel momento stesso in cui lo pensiamo, già scartiamo l’idea. Ci conosciamo troppo bene
E così, quando la mattina vediamo il sole, iniziamo a camminare… e che il destino ci assista.
Quello che succede dopo 6 km ha qualcosa di magico, surreale, divino… una coincidenza che aveva una probabilità pari allo zero di accadere.
Mancano 300 metri al bivio dove dovremmo abbandonare la stradina asfaltata di campagna per immetterci negli uliveti.
Un’auto (la prima e unica della mattina) ci supera, va avanti un pezzetto, poi mette le 4 frecce e fa retromarcia fino al bivio.
Capiamo che sta aspettando noi.
Acceleriamo il passo per raggiungerlo e nel frattempo guardo il sentiero tra gli ulivi. Mi prende un mezzo colpo: un fiume di fango
“Hola, state facendo il Cammino?” ci chiede il signore in auto.
“Si, andiamo a Cordova oggi”
“Ragazzi, io sono il proprietario di questi campi, che il Cammino attraversa. Non potete passare di qui. Il cammino è interrotto dal fango che arriva al polpaccio”
“Addirittura? Ma passare tra gli ulivi anziché sul sentiero?” chiediamo noi.
“Mi spiace, ma non riusciamo a passare neanche noi con i trattori e già un paio di giorni fa abbiamo dovuto soccorrere una ragazza che era rimasta bloccata”
Vede la nostra espressione triste e pensierosa.
“E adesso?” pensiamo noi.
“Tranquilli, vi porto avanti io un pezzetto su questa strada, ad un altro incrocio, dove anziché sentiero è strada asfaltata di campagna. Certo, la allungate di un po’ di chilometri, ma almeno potete raggiungere Cordoba, che dite?”
Che diciamo???
Un sacco di “grazie” e “gracias”
E così, nonostante i chilometri in più e l’asfalto duro sotto i piedi, proseguiamo il nostro Cammino verso Cordoba, senza pioggia e senza fango, con il sole che ci accompagna e riscalda corpo e cuore
Non fosse passato Esteban in quel preciso istante? Proprio mentre stavamo raggiungendo il bivio? Non so, forse avremmo provato a camminare nel fango, per poi tornare indietro. Non lo so…
Ma certe volte il caso, le coincidenze, il destino (chiamatelo come volete) fanno pensare. Non credete?
Ora siamo a Cordoba, dopo circa 370 km di Cammino.
Corto per i nostri standard, lo so, ma dopo tanto tempo fermi ne avevamo tanto bisogno, sia fisicamente che mentalmente.
Ci mandate un abbraccio virtuale e ci dite che è stato bello camminare virtualmente insieme a noi?
Un bacione
]]>Oggi vi parlo di Bo (sì sì, ho scritto giusto: Bo).
Bo è un signore norvegese incontrato qualche giorno fa sul Cammino.
Non abbiamo mai camminato insieme perché lui esce alle 5 di mattina, mentre noi verso le 8. Lui cammina a bordo superstrada, noi invece nel fango. E non so dirvi chi sia più incosciente
Eppure, ogni sera ci incontriamo nello stesso alloggio.
Si inizia a parlare. Persona tranquilla e pacata, Bo sta pianificando un nuovo percorso di pellegrinaggio in Norvegia. Ce ne parla con entusiasmo e, scoprendo che io e Marco siamo camminatori di lunghe distanze, ci chiede consigli e arriva a fare una registrazione video di ciò che diciamo, da mostrare alle sue “consorelle” di pellegrinaggio.
Insomma… siamo diventati consulenti di Cammini durante il Cammino
Detto ciò… noi andiamo a dormire… e domani (salvo imprevisti) dovremmo arrivare a Cordoba, dove si conclude questo nostro Cammino.
Incrociate le dita per un po’ di sole per domani
]]>Ci mettiamo in cammino.
Il percorso è quasi tutto su asfalto, su stradine secondarie.
Ma anche qui troviamo fango
Il violento temporale notturno ha trascinato sulla strada tronchi, alberi, residui di ogni tipo, ricoprendo le strade di fango e argilla.
La potenza della Natura fa paura.
È evidente che anche oggi arriveremo a destinazione con gli scarponi infangati; un fango che poi è difficile pure da pulire e togliere.
Ma non lamentiamoci, almeno non abbiamo preso acqua
Quando raggiungiamo Castro del Rio è solo mezzogiorno e il meteo sembra clemente.
Decidiamo quindi di proseguire altri otto chilometri fino ad Espejo.
Appena arrivati, mentre siamo dalla Policia Local a recuperare la chiave dell’Albergue, ecco che arriva un’altro temporale improvviso. E venti minuti dopo, esce il sole
Bene, anche per oggi è fatto e abbiamo un tetto sopra la testa per dormire tranquilli
]]>L’argilla rossa, fradicia a causa della pioggia dei giorni scorsi, ha reso i sentieri impraticabili.
Immaginate di mettere gli scarponi nel fango, sollevare il piede e sentire l’effetto ventosa che lo tiene ancorato al suolo.
Poi, splash, il piede si stacca dal suolo.
Ogni scarpone pesa almeno un chilo in più.
E poi, boom, lo scarpone riaffonda, schizzando fango ovunque sui pantaloni.
Splash, boom, splash, boom, splash, boom… ogni passo diventa più difficile a causa del fango che rimane ancorato sugli scarponi.
E non vi dico la forza che serve per non scivolare appena c’è un po’ di pendenza
Ad un certo punto valutiamo di abbandonare il sentiero e camminare sulla strada, ma è un’arteria principale, troppo trafficata e pericolosa. Pertanto si prosegue nel fango.
Alquanto stanchi fisicamente, per fortuna gli ultimi dieci chilometri il sentiero diventa strada di terra battuta e possiamo proseguire veloci verso Baena, anticipando di poco un violento temporale.
C
he stanchezza
Giornata faticosa
E arrivati nell’alloggio, Marco ha pure dovuto aiutare la proprietaria a sturare lo scarico del giardino, per evitare di veder la nostra camera allagata dal diluvio universale
Ripeto… che giornata
Ecco, questo è il ritornello della giornata odierna
I coltivatori sono felici. Dopo circa 11 mesi senza pioggia, questa bella settimana di acquazzoni ci voleva. Noi siamo un po’ meno felici
Sembra che ovunque andiamo noi la pioggia ci insegua.
Come in Giordania… quanto vuoi che piova?
Andiamo noi, e arriva addirittura l’alluvione a Petra
Se dove vivete ci sono problemi di siccità, chiamateci, ok? Arriviamo noi
Comunque, tornando al Cammino Mozarabe, come già ci aspettavamo anche oggi uliveti & uliveti. In molti campi i braccianti sono al lavoro per la raccolta delle olive.
Piccoli sali e scendi, con poco dislivello, su strade secondarie non troppo infangate.
Per pranzo arriviamo ad Alcaudete.
Mancano 4 tappe al nostro arrivo a Cordoba
Paesaggisticamente parlando, anche oggi è una tappa neutra; colline su colline completamente denudate per far spazio alle coltivazioni di ulivi.
Ma come spesso accade, sono gli incontri a cambiare e modificare il ritmo della giornata.
Arrivati a metà tappa, nel piccolo paesino di Hermita Nueva, vediamo un piccolo caseificio familiare ( Queseria) che espone un cartello con “Abbiamo il timbro del Cammino Mozarabe”.
Dell’ennesimo timbro ci importa poco… è più una scusa per fare una pausa e curiosare nel negozietto
Entriamo e veniamo assaliti da un odore fortissimo di formaggio.
Normale – direte voi – è un caseificio
Dovete però ricordare che né a me né a Marco piacciono i formaggi e quindi a noi l’odore sembra ancora più forte.
Vediamo subito medaglie e targhe di premi vinti. Coincidenza vuole che questo caseificio abbia vinto un premio proprio a Bergamo
Iniziamo a parlare con il proprietario.
Subito lui ci dice: “Allora dovete provarlo! Ve lo faccio assaggiare!!”
E noi: ” No, no, grazie ”
Ma lui insiste: “Assolutamente! Voi siete di Bergamo, dovete provare il formaggio che ha vinto”
Con che coraggio posso dirgli che a noi il formaggio non piace? È una questione di educazione, non ci riusciamo
E mentre noi cerchiamo una scusa per evitare l’assaggio, ecco che il proprietario sta già tagliando due fette di formaggio, che scopriamo essere addirittura di capra
Non abbiamo nessuna via di fuga…
Ci facciamo coraggio, prendiamo le due fette di formaggio e ce le mangiamo, elodandone il sapore, la consistenza e la bontà
Devo dire che non è neanche così orribile. Insomma, mangiabile anche per chi odia i formaggi
Stavolta mi è andata un pochino meglio rispetto alla volta che in Giordania mi trovai a mangiare palline di formaggio di capra puzzolente, con la signora che continua a riempirmi il piatto
Quanti ricordi
Il cammino prosegue, sempre tra gli ulivi, e arriviamo ad Alcala la Real, una piccola metropoli, con un bellissimo castello sulla cima della collina
Ma ad ispirare Marco non è tanto il castello quanto la birra artigianale preparata dal proprietario dell’hostal dove dormiremo stanotte.
Ecco… avete già capito che le foto di oggi non sono foto di paesaggi bensì di formaggi e birre
]]>Che dirvi della tappa odierna?
I paesaggi di montagna sono spariti, lasciando il posto a coltivazione di olivi. Colline su colline di coltivazioni. E tanta -troppa- spazzatura buttata ovunque
I sentieri del cammino che attraversano gli uliveti sono allagati; sono diventati fiumi e laghi di fango, di terra rossiccia che impedisce il passaggio. Decidiamo quindi di non seguire le frecce e camminare a bordo di una piccola strada secondaria.
Dal paesino di Olivares (vediamo se indovinate perché si chiama così ), ci aspettano 4 km di costante salita per arrivare a Moclin. E qui finalmente la pioggia si calma ed anche il paesaggio diventa più piacevole, più roccioso e montagnoso.
Insomma… nel complesso una tappa “neutra” direi
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